CONTROLLO DEL PESO, RISCHIO CARDIOVASCOLARE-METABOLISMO DEI LIPIDI e METABOLISMO DELL’OMOCISTEINA
Il test in questo caso è piuttosto complesso perché vengono indagate diverse varianti geniche legate a :
1. Salute Cardiovascolare e Metabolismo dei lipidi;
2. Predisposizione all’obesità e controllo del peso;
3. Metabolismo dell’omocisteina;
Questo consente di definire una strategia alimentare personalizzata che si basa sulla risposta del singolo individuo ai nutrienti introdotti e che permette di stabilire la quantità e la qualità dei nutrienti per ridurre il rischio delle persona di sviluppare le patologie intermedie (ipertensione, obesità, diabete) e pertanto diminuire il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari.
I livelli plasmatici di ACE presentano un’ampia variabilità inter-individuale e numerosi studi suggeriscono che circa il 50% di tale variabilità è imputabile al polimorfismo specifico del gene ACE. Alcuni studi hanno associato questo genotipo mutato con l’incremento del rischio cardiovascolare, a causa di un conseguente aumento dei livelli plasmatici di ACE (doppi rispetto ai soggetti con in cui questa variante non è presente). Questo stesso genotipo mostra una predisposizione all’ipertensione correlata all’uso eccessivo di sale nella dieta. Le raccomandazioni dell’INRAN, in linea con l’OMS, sono pertanto di evitare o diminuirne l’uso con un limite massimo di consumo giornaliero di 6g, pari a un corrispondente apporto di circa 2,4g di sodio. DD (Del/Del)= possibile aumento del rischio cardiovascolare, predisposizione all’ipertensione.
E’ il gene che codifica per la proteina adiponectina, un ormone proteico che modula alcuni processi metabolici, inclusa la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi. Il polimorfismo studiato in questo gene esprime un predisposizione all’ aumento della probabilità di sviluppare obesità, insulino-resistenza, diabete e sindrome metabolica.
Codifica per il gene del recettore adrenergico A2B, coinvolto nel metabolismo attraverso l’inibizione della secrezione di insulina e la lipolisi. E’ stato dimostrato che la variante studiata incida sul metabolismo basale e contribuisca all’obesità.
Codifica per il recettore adrenergico B1. Recentemente è stato studiato il ruolo del gene ADRB1 in relazione all’obesità a causa della sua funzione nell’omeostasi energetica mediata dalle catecolamine. La variante studiata è associata a una aumentata funzione recettoriale. Tale variante sembra predisporre a infarto e influenzare la risposta terapeutica al trattamento con Beta bloccanti.
Codifica per l’omonimo recettore adrenergico B2 espresso preferenzialmente nelle cellule del tessuto grasso. Sono stati riscontrati due polimorfismi del gene che portando a una alterata funzione del recettore conducono a diverse patologie associate a ipertensione e obesità.
Viene espresso principalmente nei tessuti adiposi e svolge un ruolo importante nello stimolare la termogenesi e la mobilitazione dei lipidi mediata dalle catecolamine. Una mutazione in questo gene è stata associata con un aumento del body mass index (BMI) e a soggetti suscettibili di insulinoresistenza con conseguente obesità.
E’ un gene che codifica per l’angiotensinogeno, una proteina che svolge un ruolo determinante nel sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), cioè il sistema che regola la pressione arteriosa e di conseguenza parte della funzionalità cardiaca. In alcune persone il RAAS è iperattivo, provocando problemi al cuore e pressione arteriosa alta. L’alterazione di una regione specifica del gene AGT è associata a un elevato rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari e di alcune forme di ipertensione.
Codifica per un recettore cellulare dell’angiotensina II, una dei componenti del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna, nell’omeostasi del sale e dell’acqua, nel mantenimento del tono vascolare. Il polimorfismo studiato configura una possibile predisposizione all’ipertensione.
E’ un costituente fondamentale delle proteine a bassa e molto bassa densità coinvolte nel metabolismo del colesterolo all’interno del complesso LDL. E’ per questo motivo che è considerata un ottimo indicatore del rischio cardiovascolare. La mutazione nel gene che codifica per la Apo B porta a ipercolesterolemia e conseguente rischio di patologie cardiovascolari. E’ stato dimostrato che pazienti con livelli normali di colesterolo, ma con riscontrato polimorfismo APO B, presentano una percentuale di rischio cardiovascolare più alta rispetto a individui con elevati livelli di colesterolo, ma che non hanno alterazioni genetiche nel gene APO B.
Codifica per l’ apolipoproteina E(APOE),delle lipoproteine ricche di trigliceridi e colesterolo ed ha la funzione di trasportatore lipidico. E’ noto da tempo che elevati livelli di colesterolo costituiscono uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. In particolare, non solo il livello di colesterolo totale, ma anche i livelli relativi di HDL, LDL e trigliceridi rivestono notevole importanza nella patogenesi delle malattie vascolari. L’APOE è stato uno dei primi marcatori genetici a essere studiato come fattore di rischio per l’infarto del miocardio. Il polimorfismo a cui si fa rifermento (APOE4) era stato considerato un fattore di rischio genetico per le malattie cardiovascolari. I portatori dell’allele E4 presentano infatti livelli più elevati di colesterolo totale e LDL, e quindi hanno un rischio maggiore di patologie cardiovascolari. Tale fattore di rischio è presente soprattutto nelle persone anziane e quindi APOE può essere considerato un fattore genetico di rischio per l’infarto in età avanzata.
Costituisce il maggiore componente proteico delle lipoproteine ad alta densità (HDL, il cosiddetto colesterolo buono). APOA1 esercita un ruolo importante nel trasporto inverso del colesterolo e bassi livelli sierici di APOA1/HDL rappresentano un ben conosciuto fattore di rischio di patologie delle arterie coronariche (CAD). I portatori della variante allelica del polimorfismo, possono aumentare il loro livello sierico di HDL in risposta a una maggiore assunzione con la dieta di acidi grassi insaturi.
La variante studiata oltre al ruolo metabolico, è stata associata in letteratura a una tendenza all’assunzione di grandi quantità di cibo predisponendo quindi all’aumento del peso.
La presenza della variante studiata è indicativa di un possibile aumento del rischio di ipertrigliceridemia.
E’ coinvolto nel metabolismo dei lipidi, mediando lo scambio di lipidi tra lipoproteine mediante il trasferimento di esteri del colesterolo dalle HDL alle lipoproteine ricche di trigliceridi, con conseguente riduzione dei livelli di HDL. Le varianti studiate indicano un possibile aumento dei livelli di LDL e VLDL nel sangue.
E’ un gene che codifica per una proteina chiamata selectina E (endoteliale),una proteina coinvolta nel processo di infiammazione (flogosi). L’attività delle selectine permette l’adesione dei leucociti alle pareti endoteliali per favorirne l’extravasione. In letteratura tale proteina se rappresentata come polimorfismo sfavorevole è associata all’aumento del rischio per eventi cardiovascolari avversi.
E’ un gene che codifica per l’endotelina 1, una proteina coinvolta nella regolazionedel tono vasale e della pressione arteriosa. In letteratura alla sovra espressione di tale proteina è associata a rischi ipertensivi soprattutto in soggetti poco attivi fisicamente. (Rif. Bibl.). Presenza allele T (GT o TT)= possibile aumento del rischio cardiovascolare in condizione di scarsa attività fisica.
E’ il gene della proteina 2 legante acidi grassi intestinali. E’ stato dimostrato che gli individui che hanno la variante del gene FABP2 tendono ad assorbire più grassi dalla loro alimentazione e quindi tendono ad avere un aumentato rischio cardiovascolare e un indice di massa corporea maggiore (legato ad una medio alta sensibilità ai carboidrati raffinati) .
E’ un gene che codifica per l’omonima proteina che ha funzione di fattore di coagulazione del sangue. Se tale proteina è carente il paziente è esposto al rischio di emorragia, in caso contrario il paziente ha un rischio aumentato per eventi trombotici.
E’ un gene che codifica per la catena Beta di una glicoproteina chiamata Fibrinogeno. Il fibrinogeno è coinvolto nella coagulazione del sangue, la variante sfavorevole per questo gene è associata in letteratura a un aumentato rischio per l’aterosclerosi carotidea oltre che per altri eventi avversi cardiovascolari.
E’ altamente espresso nell’ipotalamo, una regione del cervello coinvolta nella regolazione dell’appetito e nella corretta percezione dei segnali corporei di fame e sazietà. I polimorfismi studiati di questo gene indicano una significativa tendenza all’aumento di peso /obesità.
Codifica per il ricettore della grelina, ormone che stimola l’appetito. I livelli di grelina si incrementano prima dei pasti e decrementano circa un’ora dopo. I soggetti portatori dell’allele A sembrano predisposti all’assunzione di grandi quantità di cibo con conseguente aumento di peso.
Costituisce un importante fattore molecolare coinvolto nello sviluppo dei vasi arteriosclerotici. La variante amminoacidica studiata costituisce un marker prognostico per lo sviluppo di placche arteriosclerotiche ed un marker di rischio genetico per l’arteriosclerosi.
E’ un gene che codifica per l’omonima proteina. Quest’ultima è un enzima fondamentale per la sintesi del colesterolo. L’alterazione a livello di questo gene indica un possibile fattore di rischio cardiovascolare.
Codifica per una proteina chiamata leptina, un ormone che controlla il peso corporeo, regolando l’assunzione del cibo e il dispendio energetico. La leptina è uno dei principali ormoni prodotti dal tessuto adiposo e agisce nella regolazione del bilancio delle riserve energetiche: mentre la grelina è l’ormone che stimola il senso di appetito, la leptina regola il senso di sazietà.
E’ un gene coinvolto nella produzione della proteina lipasi epatica. La lipasi epatica agisce sui lipidi trasportati dalle lipoproteine nel sangue per rigenerare le LDL e la sua localizzazione è nell’endotelio. In letteratura la variante omozigote è stata associata con un aumento dei trigliceridi e un aumento dell’indice del rapporto trigliceridi/HDL indicando un possibile fattore di rischio cardiovascolare.
E’ un gene che codifica per la lipoproteina A, correlata alla promozione di trombi. La presenza dell’allele G (GA o GG) indica la possibile predisposizione alla trombosi.
E’ un enzima, coinvolto nel metabolismo dei trigliceridi, sintetizzato dalle cellule del tessuto adiposo e muscolare e, dopo essere secreto, è trasportato sull’endotelio dei capillari. Una maggiore attività del LPL è correlata con bassi livelli di trigliceridi nel sangue con relativo effetto protettivo delle arterie. In letteratura i polimorfismo studiati sono due, uno sembra avere un ruolo benefico in quanto è stato associato ad un minor rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari, ridotta pressione arteriosa e bassi livelli di trigliceridi, mentre l’altro è invece associato ad ipertrofia ventricolare e numerosi altri fattori di rischio cardiovascolare.
Codifica per una proteina chiamata recettore per la melanocortina-4. L’attivazione di questo recettore sopprime il senso della fame, quindi il suo deficit provoca: ingestione di cibo in eccesso già nel primo anno di vita, aumento dei livelli di insulina e della massa grassa. Mutazioni sul gene MC4R sono la causa più comune di obesità mendeliana.
Un membro della famiglia delle metallo proteasi, è stato individuato un polimorfismo che ne influenza la relativa attività enzimatica. L’allele mutato determina una ridotta attività dell’enzima e costituisce un marker di rischio per la stenosi arteriosa.
Codifica per la proteina recettore 1B per la melatonina. Quest’ultima, secreta dalla ghiandola pineale (epifisi), regola i ritmi circadiani e il ciclo sonno-veglia. Se il gene è presente in una variante sfavorevole la melatonina non potrà regolare correttamente il sonno, e la recente letteratura correla i disturbi del sonno con lo sviluppo precoce di diabete di tipo 2 e iperglicemia. Il polimorfismo della regione promotore del gene codificante l’ossido sintetasi endoteliale (NOS3) riduce la sintesi di NO (Ossido Nitrico) endoteliale, suggerendo che i portatori di tale variazione nucleotidica siano predisposti all’insorgenza di patologie coronariche. L’indicazione più importante è data dal fatto che questa riduzione è esacerbata dal fumo di sigaretta. I portatori di questo polimorfismo hanno concentrazioni plasmatiche di trigliceridi più sensibili agli acidi grassi polinsaturi Omega-3. La riduzione della biodisponibilità di NO produce vasocostrizione, trombosi, infiammazione e ipertrofia vascolare. Questo è il primo passo del processo aterosclerotico e prende il nome di “disfunzione endoteliale”.
Può recare il polimorfismo associato a rischio cardiovascolare, in quanto favorente il processo aterosclerotico. In alcuni studi l’omozigosi GG è considerato fattore di protezione.
(Recettore attivato dai proliferatori dei perossisomi-alfa) sono membri della superfamiglia dei recettori nucleari ormonali, richiesti per numerose funzioni cellulari. Sono note almeno tre classi di PPAR (PPAR-alfa, beta e gamma). Il PPAR-alfa è espresso principalmente nel fegato, nel muscolo scheletrico, nel cuore, nelle cellule endoteliali e nel muscolo liscio della parete vascolare. Tra i geni regolati da PPAR-alfa c’è anche la lipasi delle lipoproteine (LPL) coinvolta nella clearance dei trigliceridi. Sono stati descritti parecchi polimorfismi a livello del gene del PPAR-alfa, in particolare tra i più comuni L162V. L162V è stato associato con obesità ed elevati livelli di lipidi nel plasma.
(Recettore attivato dai proliferatori dei perossisomi-gamma) sono stati trovati soprattutto nelle cellule adipose, in quantità inferiori anche in altri tessuti. L’attivazione dei PPARG aumenta la sensibilità insulinica. I PPARG sono importanti nello sviluppo degli adipociti (proliferazione e differenziazione). Recenti studi hanno dimostrato una partecipazione dei PPARG nell’eziologia del diabete tipo 2, polimorfismi dei geni che rispondono ai PPARG sono stati quindi associati a insulino-resistenza.
E’ coattivatore trascrizionale che regola i geni coinvolti nel metabolismo energetico. PPARGC1A è coinvolto nei meccanismi di funzione e biogenesi mitocondriale. Sport di resistenza sembrano promuovere la produzione di PPARGC1A, polimorfismi su tale gene sono stati associati a obesità e rischio cardiovascolare.
E’ un gene che codifica per il recettore della proteina C attivata. Tale proteina ha il compito, tra i tanti, di mantenere fluido il sangue e contrastare l’eccessiva attività coagulativa insieme alla proteina S e all’antitrombina III. Il polimorfismo sfavorevole su questo gene predispone agli eventi tromboembolici.
Fa parte della famiglia delle SREBF che hanno un ruolo importante nella regolazione del metabolismo cellulare del colesterolo e degli acidi grassi. Questo gene esercita un ruolo chiave nell’omeostasi del colesterolo, attivando l’assorbimento di colesterolo plasmatico mediato dal recettore dell’LDL.
E’ un gene che codifica per una proteina implicata nell’omeostasi del glucosio e il polimorfismo studiato influenza la sensibilità all’insulina.
(Vascular endothelial growth factor) è un gene che codifica per una proteina chiamata Fattore di Crescita Endoteliale, una molecola in grado di promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni: il fenomeno viene anche definito neoangiogenesi. Per le sue importanti proprietà, fra le quali si ricorda anche la prevenzione dell’apoptosi oltre all’induzione dell’angiogenesi, il VEGF assume un ruolo particolarmente importante nella patogenesi delle malattie cardiocircolatorie. Da diversi studi effettuati su una ampia popolazione di pazienti affetti da infarto al miocardio e su relativi controlli, è emerso che il VEGF rappresenta un marcatore genetico per le malattie cardiovascolari.
Codifica per il trasportatore della serotonina. La serotonina svolge una funzione importante inibendo il senso di fame e l’assunzione di cibo. Molti studi hanno osservato come gli individui con variante corta (s) di questo gene abbiano, normalmente, un BMI e un peso corporeo inferiore rispetto ai soggetti con la variante lunga (L) ma che, in situazioni di stress, questi individui tendano ad incrementare l’assunzione di cibo (risposta alimentare allo stress). Gli individui portatori della variante lunga in condizione di stress, invece, hanno un adattamento più rapido alla nuova situazione e reagiscono senza incrementi dell’assunzione di cibo.
E’ il gene che codifica per la proteina adiponectina, un ormone proteico che modula alcuni processi metabolici, inclusa la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi. Tale proteina viene secreta quando la quantità di grasso presente negli adipociti incomincia a scendere inducendo un dimagrimento a cascata. In alcuni studi, è emerso che i livelli plasmatici di adiponectina sono correlati negativamente – oltre che con il BMI – con la pressione arteriosa sistolica, i livelli glicemici a digiuno, l’insulinemia, l’nsulino resistenza, il colesterolo totale e LDL, i trigliceridi e l’acido urico. Al contrario, i livelli di adiponectina si correlano positivamente con quelli di colesterolo HDL e con la riduzione del peso corporeo. La presenza dell’allele mutato indica un possibile aumento della probabilità di sviluppare obesità, insulino-resistenza, diabete e sindrome metabolica
Codifica per il gene del recettore adrenergico A2B, coinvolto nel metabolismo attraverso l’inibizione della secrezione di insulina e la lipolisi. La variante ricercata è indicativa di un possible aumento del rischio cardivascolare e ad una tendenza all’aumento del peso.
Recentemente è stato studiato il ruolo del gene ADRB1 in relazione all’obesità a causa della sua funzione nell’omeostasi energetica mediata dalle catecolamine. Il polimorfismo ricercato sembra predisporre al rischio infarto e influenzare la risposta terapeutica al trattamento con Beta bloccanti. La variante Arg389 è inoltre associata ad aumento del peso e obesità. Presenza allele C (CC o CG) = aumento della probabilità di sviluppare obesità.
Codifica per l’omonimo recettore adrenergico B2 . Il polimorfismo ricercato, in letteratura è associato la fenotipo dell’obesità.
Viene espresso principalmente nei tessuti adiposi e svolge un ruolo importante nello stimolare la termogenesi e la mobilitazione dei lipidi mediata dalle catecolamine . La mutazione studiata è stata associata con un aumento del body mass index (BMI) e a soggetti suscettibili di insulino-resistenza con conseguente obesità.
Codifica per l’apolipoproteina A2. La mutazione studiata oltre al ruolo metabolico, è stata associata in letteratura a una tendenza all’assunzione di grandi quantità di cibo, quindi una possibile predisposizione all’aumento del peso.
Codifica per l’apolipoproteina A5, proteina componente di diverse lipoproteine. Gli studi disponibili mostrano che l’allele mutato potrebbe essere associato a un aumentato rischio di obesità o di sviluppo di sindrome metabolica predisponendo all’aumento di peso.
E’ il gene della proteina 2 legante acidi grassi intestinali. E’ stato dimostrato che gli individui portatori della variante ricercata tendono ad assorbire più grassi dalla loro alimentazione e quindi tendono ad avere un indice di massa corporea maggiore rispetto a chi non ha questa variante. Ove presente la variante allelica è associata ad
alto/moderato rischio cardiovascolare e alta/moderata sensibilità ai carboidrati raffinati.
E’ altamente espresso nell’ipotalamo, una regione del cervello coinvolta nella regolazione dell’appetito e nella corretta percezione dei segnali corporei di fame e sazietà.
Codifica per il ricettore della grelina, ormone che stimola l’appetito. I livelli di grelina si incrementano prima dei pasti e decrementano circa un’ora dopo. I soggetti portatori dell’allele mutato sembrano predisposti all’assunzione di grandi quantità di cibo con conseguente aumento di peso.
Codifica per una proteina chiamata leptina, un ormone che controlla il peso corporeo, regolando l’assunzione del cibo e il dispendio energetico. La leptina è uno dei principali ormoni prodotti dal tessuto adiposo e agisce nella regolazione del bilancio delle riserve energetiche: mentre la grelina è l’ormone che stimola il senso di
appetito, la leptina regola il senso di sazietà.
Codifica per una proteina chiamata recettore per la melanocortina-4. L’attivazione di questo recettore sopprime il senso della fame, quindi il suo deficit provoca: ingestione di cibo in eccesso (disordine dell’appetito) già nel primo anno di vita, aumento dei livelli di insulina e della massa grassa. Mutazioni sul gene MC4R sono la causa più comune di obesità mendeliana.
Codifica per una proteina chiamata neuropeptide Y (NPY), un polipeptide che svolge diverse azioni, tra cui l’aumento dell’appetito (effetto oressizzante). La forma mutata del gene indica predisposizione all’aumento di peso.
Codifica per una proteina chiamata recettore del glitazone. Tale proteina si trova soprattutto nelle cellule adipose. L’attivazione di PPARG aumenta la sensibilità insulinica. PPARG è importante nello sviluppo degli adipociti ( proliferazione e differenziazione). Recenti studi hanno dimostrato una partecipazione dei PPARG nel’eziologia del diabete tipo 2. Polimorfismi dei geni che rispondono a PPARG sono stati quindi associati a insulino-resistenza con possibile predisposizione all’aumento di peso.
Codifica per una proteina chiamata Fattore di Crescita Endoteliale, una molecola in grado di promuovere la formazione di nuovi vasi assumendo un ruolo particolarmente importante nella patogenesi delle malattie cardiocircolatorie. Alcuni studi mostrano correlazione tra difettosa neoangiogenesi del tessuto adiposo e insulino
resistenza, con conseguente tendenza all’obesità.
L’omocisteina, derivante da processi metabolici di trasformazione dei cibi, può accumularsi nel sangue e raggiungere livelli che sono considerati in letteratura fattore di rischio cardiovascolare indipendente, cioè alti valori di tale proteina possono comportare ad esempio una predisposizione a infarto del miocardio o ictus cerebrale anche se non associati ad altri fattori di rischio. L’opportuna integrazione fra alimentazione, sali minerali, vitamine, stile di vita e genetica, in modo personalizzato, permette di ridurre tale rischio.
E’ stato dimostrato che i due polimorfismi del gene CBS determinano un aumento dell’attività dell’enzima, riducendo la quantità di omocisteina nel sangue. Tali polimorfismi sono inoltre associati a un rischio ridotto di insorgenza di patologie coronariche.
E’ stato identificato un polimorfismo genetico comune che causa una riduzione dell’attività enzimatica della MTHFR pari al 50%. Questo polimorfismo, tuttavia, non ha conseguenze sui livelli di omocisteina se il contenuto di folati della dieta è elevato, ma si associa a iperomocisteinemia se il contenuto di acido folico della dieta è scarso. Recentemente, una seconda mutazione del gene MTHFR è stata associata ad una ridotta attività enzimatica. Livelli aumentati di omocisteina nel sangue sono oggi considerati fattore di rischio per malattia vascolare.
Codifica per un enzima che è coinvolto nella conversione dell’omocisteina in metionina. Il polimorfismo studiato è correlato ad un aumento omocisteina e riduzione di B12 e folati.
Codifica per un enzima indispensabile per mantenere un’adeguata quantità di vitamina B12 cellulare, metionina e folato, e per mantenere bassi i livelli di omocisteina. Il polimorfismo studiato è associato con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari.
Codifica per un enzima la cui mutazione è indicativa di un possibile aumento dell’omocisteinemia e riduzione della VitB12.